Un liquore alchemico alle noci da Spilamberto di Modena
Uno Slow Tour in Friuli Venezia Giulia
Tappe all’Isola della Cona, Duino, Aquileia e il Golfo di Trieste
(Syusy Blady) – Siamo stati a Monfalcone per portare in “clinica” Adriatica, al Cantiere Hannibal in occasione di uno dei suoi periodici periodi di restyling. Da queste parti la tradizione cantieristica è ultracentenaria (la Fincantieri dei fratelli Cosulich ha aperto sotto gli Austriaci nel 1908, vedi Museo interessantissimo). Ma, frequentando il territorio, ci siamo accorti alla svelta che quella di Monfalcone, nonostante non sia una delle mete turistiche più gettonate, è una zona ricchissima di spunti per un viaggio…
(Patrizio Roversi) – Io ad esempio sono stato sulla foce dell’Isonzo, dove c’è una Riserva naturale e soprattutto il Parco dell’Isola della Cona. Toglietevi dalla testa che sia un posto buono solo per gite scolastiche. Innanzitutto, da un punto di vista della “politica ambientale”, è un caso unico: queste terre a suo tempo erano state bonificate, e quindi sottratte al fiume e destinate all’agricoltura. Oggi, viceversa, hanno deciso di “s-bonificare”, cioè di fare un restauro filologico tipo quello che si fa coi quadri, i monumenti o l’urbanistica.
Ed è venuta fuori appunto un’opera d’arte naturalistica: hanno riportato l’acquitrino originale che è diventato una sorta di Hub-ornitologico, cioè un aeroporto di transito per tutti gli uccelli migratori, che da nord a sud e viceversa passano di qui e si fermano. Una meraviglia, e soprattutto un paradiso del birdwatching. Si possono fare gite in barca sull’Isonzo, oppure gite a cavallo, che la Camargue gli fa il solletico!
Il Parco ovviamente è anche un esperimento ambientale: è assolutamente autonomo in termini di energia rinnovabile, e offre a chi lo visita anche due Musei, entrambi assolutamente divertenti. Uno è appunto un Museo dell’Energia: se non sapete bene come funziona un pannello fotovoltaico, un solare termico, un eolico e un sistema a biomassa, qui trovate dei modelloni esplicativi. L’altro Museo in realtà è un percorso non-virtuale, ma quasi fisico, sotto al fiume (in una specie di acquario si vedono i pesci che ci abitano) e lungo le rive (attenti a non inciampare nelle tane delle puzzole). Il tutto ovviamente politicamente corretto: gli animali non sono impagliati, ma riprodotti a grandezza naturale!
L’ultimo Museo, quello dedicato a Paperino, potrebbe far pensare a qualche cosa di infantile, invece è tutto un pretesto di divulgazione scientifica, è l’occasione per spiegare che Paperino è un germano reale domestico, Ciccio è un’Oca e Duffy Duck è un raro esemplare di black-duck americana.
(Syusy) – Intanto che tu giocavi con Paperino, io mi sono appassionata come al solito alla ricchezza storica del territorio: la prima tappa è stata una visita all’Adrosauro Antonio! Sono stata al Villaggio del pescatore e a Duino, dove, inglobato nella roccia carsica – cioè fango solidificato (se la rompi senti ancora il putrido del fango), è stato trovato un dinosauro di 70 milioni di anni fa.
Poi sono andata naturalmente ad Aquileia, che notoriamente è stata una Colonia Romana (181 ac). Il Museo è bello, pieno di curiosità. E affascinante è la Basilica, con il suo tetto a carena di nave, e soprattutto quello che c’è sotto: scavando le fondamenta del campanile (che guarda caso è una copia del famosissimo Faro di Alessandria d’Egitto) son venuti fuori dei mosaici, pieni di simboli antichi, di provenienza orientale, cari alla tradizione gnostica. Tra le altre cose ho trovato la famosa lupa che allatta i gemelli (o le gemelle), l’antico simbolo che ho ri-trovato in Mongolia!
E tutta la zona qui è piena di testimonianze dell’antico culto (precristiano) del Dio Mitra, una religione molto evoluta, che praticava il culto del sole, conosceva la precessione degli Equinozi e in generale l’Astronomia. Sono stata anche nella grotta di Mitra, scoperta da un gruppo di speleologi nel 1963, dove si tenevano i riti sacrificali, con gli adepti da iniziare bagnati dal sangue del toro. Poi sono stata anche, in barca, alle Foci del Timavo. Marziale già celebrava le famose spigole speciali, che qui riescono a cibarsi un po’ in mare e un po’ in acqua dolce…
(Patrizio) – A proposito di pesce, da queste parti sono andato a pescare le seppie, che arrivano in primavera. In Inverno si va a calamari. È un gran posto di pescatori: fra mare e fiumi c’è di tutto…
(Syusy) – Vuoi dire che di qui è passato di tutto, in senso storico e antropologico. I legami con l’Oriente sono chiari e numerosi. Ma qui finiva anche la famosa Via dell’Ambra, che portava nel Baltico. Questa zona è sempre stata un crocevia fondamentale, che da nord e da est portava alle coste dell’Adriatico, e quindi del Mediterraneo.
(Patrizio) – Sì, con gli amici di Monfalcone abbiamo spesso fatto “il gioco dei nonni”: ognuno qui ha i 4 nonni che vengono spesso da posti diversi, chi dall’Istria, dal Veneto, dall’Austria, dalla Slovenia o addirittura dall’Ungheria, dalla Polonia, dalla Grecia o dalla Cecoslovacchia. Anche se alla fine tutti si dichiarano specificatamente “Bisiachi” (cioè abitanti della Bisiachìa, la terra fra i due fiumi, Timavo e Isonzo) e – in senso lato – mitteleuropei. Ma questa multi-etnicità, che ora è una grandissima opportunità per tutti, storicamente è stata anche occasione di scontri, fin dai tempi degli Istri, e fino alla NATO pochi anni fa.
Basta fare una passeggiata sulle alture che stanno alle spalle di Monfalcone per trovarsi in un posto meraviglioso: il Carso. Qui c’è il Parco tematico della Grande Guerra. Nelle doline, gli avvallamenti naturali del terreno, da sempre l’uomo ha fatto la guerra: oggi restano ancora le tracce delle trincee della prima guerra mondiale, dove è morto nel 1916 Enrico Toti. Il posto comunque è bellissimo, è una passeggiata meravigliosa (se non piove).
(Syusy) – Quando Adriatica è stata “dimessa” dal cantiere, abbiamo visitato l’attrazione fondamentale della zona, la costa. Abbiamo navigato verso est, arrivando al Castello di Duino, poi al Castello di Miramare di Massimiliano d’Asburgo, fatto nel 1860 dall’architetto Karl Bunker. Il castello è bello, i cortili sono affascinanti, lo stile è quello di una grande e romantica e dolcissima “meringa”, ma dal mare l’attrazione più speciale è la Riserva marina: piena di pesci, soprattutto d’estate.
(Patrizio) – Da qui poi siamo già in pieno Golfo di Trieste, vicinissimi alla città, dove si è conclusa la nostra gita marina. Ma, a proposito di percorsi via acqua, m’è rimasta una gran voglia: quella di navigare sì, ma in acque interne, e verso ovest. Infatti, dall’Isola della Cona, per canali, si arriva a Venezia. A proposito di House Boat: sarebbe un viaggio meraviglioso! Prima o poi lo voglio fare…