Matera è fatta di stratificazioni, per scoprire la storia basta una passeggiata
Aliano e Craco, la Basilicata “nascosta”
Aliano è il borgo di “Cristo si è fermato a Eboli”, Craco un singolare paesino-fantasma…
“Utilizzare la fonte letteraria come codice di lettura del territorio“, così recita la mission del Parco letterario di Aliano, in provincia di Matera. Questo Paese di 1.000 abitanti che, sparsi per un territorio di quasi 100 chilometri quadrati ha una densità bassa, da record – 11 abitanti per kmq – una sua identità letteraria ce l’ha, eccome. È il paese in cui fu confinato tra il 1935 e il ’36 Carlo Levi, medico-pittore-scrittore-intellettuale torinese antifascista. Che scrisse, qualche anno dopo, nel 1943, in piena Resistenza, il libro “Cristo di è fermato a Eboli”, pubblicato poi da Einaudi nel 1945. Ad Aliano e dintorni (Grassano, Craco) Levi oggi è diventato un’attrazione, una chiave di lettura, una narrazione, una serie di itinerari, una mappa di luoghi e di edifici e – alla fine – una grande attrazione turistica e culturale.
I calanchi
Com’è, cosa offre il territorio lucano dalle parti di Aliano, 94 chilometri da Matera? Io mi sono imbattuto innanzitutto nei Calanchi, come scrive Levi “l’infinita distesa di argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, potevano sciogliersi nel cielo bianco”. E’ un posto incredibile. A me ha fatto venire in mente la Cappadocia. E in effetti la natura geologica è la stessa: il terreno è appunto argilloso e l’acqua scorre, scavando profondi solchi. Poi il sole brucia e provoca una sorta di rete di rughe, in cui l’acqua ancora si infiltra. Alla fine restano delle creste affilate e brulle, a “lama di coltello”. Un paesaggio – letteralmente – lunare. Bellissimo e vuoto. Dove possono pascolare solo le capre.
Attorno ai calanchi, più sotto, c’è la terra-fertile: si tratta di distese pianeggianti in cui possono nascere solo seminativi e di qualche boschetto di ulivi, da cui cavare olio. E dall’agricoltura è più o meno tutto. Ma – come mi spiega Isa Abate, naturalista e guida escursionistica – oggi le crete sono diventate una attrazione e una risorsa, perché attirano, giustamente, molti turisti. Non è sempre facile visitarle, perché d’estate c’è un gran caldo e in altre stagioni, se piove, si scivola maledettamente sulla patina salina che ricopre le “biancane”. E’ comunque un territorio fragilissimo, sottoposto a continuo dissesto idro-geologico. E il bello è che molte parti della vicina Aliano sono edificate su questi terreni.
Aliano & Craco
Il borgo di Aliano è arroccato sui calanchi, proprio come un’isola in un mare fatto di argilla. Accanto al paese, si trova una terribile ma affascinante scogliera chiamata “Fossa del Bersagliere” perché un tempo alcuni banditi tirarono giù un Bersagliere. Una volta qui, si può visitate la casa e il museo di Carlo Levi e cerca il monumento e tutti i murales a lui dedicati. Nel 1979 il suo romanzo diventa anche un celebre film diretto da Francesco Rosi: qui è stato girato ma gli scenari più suggestivi appartengono a un minuscolo borgo vicino chiamato Craco.
Craco è uno spettacolo unico nel suo genere. E’ un paese fantasma, un paese completamente abbandonato. Una sorta di Pompei contadina del secolo scorso. Adesso è recintato e si può visitare solo con una guida: Nicola. Craco è stato un Paese importante: lo testimonia la Torre Normanna del 1040, il Convento del 1630, i resti della Chiesa di San Nicola. Sotto gli Angioini, dai documenti, risulta che pagava un sacco di tasse, quindi era ricco.
Durante la dominazione Francese aveva 2.000 abitanti, che a fine dell’800 erano anche di più. Qui i Frati avevano addirittura un Centro Studi sull’agricoltura, molto famoso. Poi, nel 1963, è franato tutto, letteralmente. Gli edifici più antichi erano stati saggiamente costruiti sulle rocce, ma poi il resto del paese si è allargato&allagato. Allargato nel senso che si è espanso, su terreni argillosi e franosi. Allagato perché, per causa delle frane, le fogne e i tubi dell’acquedotto hanno cominciato a perdere, a creare infiltrazioni e quindi nuovo dissesto. Gli edifici di cemento armato del primo dopoguerra pesavano troppo per il fragile equilibrio geologico. Il campo sportivo, che ha spianato una intera zona, ha dato il colpo di grazia e il paese è letteralmente crollato ed è stato abbandonato.
Adesso si presenta come un luogo spettrale e affascinantissimo, unico nel suo genere. “Ma quali prospettive avete da queste parti?” chiedo a Nicola. “Il Paese stesso è una prospettiva: adesso è un “Parco Museale Scenografico”, attira studiosi e turisti da tutto il mondo, a migliaia”. Tra l’altro è uno dei set più famosi: qui hanno girato – oltre a Rosi – anche la Wermuller, i Taviani, Lattuada, Rocco Papaleo col suo “Basilicata coast to coast” e persino uno 007.
Patrizio Roversi
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