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La piadina romagnola unisce il mondo
Scopriamo tutte le varianti esistenti, dalla Romagna al Messico e all’Australia
Da tempo immemorabile l’Uomo cerca invano di ovviare alla maledizione della Torre di Babele. Le differenza vanno bene, rappresentano una ricchezza, la garanzia di una sana biodiversità, ma sono anche scomode. Le differenze portano anche a conflitti e incomprensioni. Sarebbe bello trovare una piattaforma comune a tutta l’Umanità.
Esiste un minimo comune denominatore tra tutte le Popolazioni umane? Sul piano linguistico ci hanno provato (con l’Esperanto e non solo) ma non ci sono riusciti. Sul piano mistico-religioso si sono ritrovate similitudini importanti nella storia di vari Popoli tra loro distanti (ad esempio il Mito del Diluvio ecc.), ma non si è approdati ad alcuna certezza. Solo sul piano gastronomico possiamo contare su un elemento di assoluta continuità valido per tutta l’Umanità: e questo elemento globale è… la piadina romagnola!
La piadina è ovunque. La piadina è di chiunque. La piadina è assoluta. Magari la chiamano in un altro modo, ma è sempre lei. Nella sua assoluta semplicità, la piadina è la base, poi il resto sono particolari, aggiunte, dettagli.
La piadina la fanno risalire agli Etruschi, ma mi piace pensare che sia molto più antica: probabilmente è stata la seconda ricetta in assoluto, dopo le bistecche di mammut. La piadina è Neolitica! La piadina è acqua e farina, volendo con un goccio di latte o un po’ di strutto (dipende dalla fede religiosa di chi la cucina) e poi impastata in uno strato sottile e tondo e messo a cuocere. Punto.
Gli aborigeni australiani la fanno cuocere nella sabbia, nella cenere. Gli Indios Messicani aggiungono a volte un pochino di calce viva (alcune razdore romagnole invece usano il bicarbonato) ma alla fine è uguale. Gli Indiani dell’India la chiamano Chapati, ma la sostanza non cambia. In Yemen la cuociono appiccicandola alle pareti di un forno di terracotta, e quando cuoce cade e la raccolgono al volo. In Etiopia la trasformano in un rotolo spugnoso, ma sempre di piadina si tratta. In Oceania dove non avevano la farina usavano magari la polpa dell’albero del pane, ma siamo lì. Nella tradizione ebraica c’è il pane azzimo sottile, che chiaramente deriva dalla piada. Magari i cino-giapponesi usano la soia o il riso, ma è solo una variante.
In Romagna (da dove mi piace pensare che la Piadina Globale sia nata) la trasformano, la piegano in due e la imbottiscono (e diventa crescione), ma non perde mai la sua identità.
Quando noi Velistipercaso (con Cino Ricci e Paolino il cameraman-regista, romagnoli) ci siamo trovati a bordo di Adriatica in mezzo all’Atlantico in preda alla nostalgia, cosa abbiamo fatto? Abbiamo officiato al sacro Rito della Piadina, esorcizzando ogni problema. Con i resti di quello che era stato un intero prosciutto di Parma, la gioia è stata completa.
Patrizio Roversi
La foto delle tortillas messicane è dell’utente Flickr Yusuke Kawasaki
La foto di copertina dell’utente Flickr Fry_Tehonly