Shakespeare ha reso immortale questa leggenda, ambientandola a Verona
La Schita dell’Oltrepò Pavese
Una ricetta semplice a base di acqua e farina crea una community social!
Il viaggio suggerito sta fra acqua e… farina, in un luogo fisico che è l’Oltrepò Pavese, che a sua volta sta fra il Po e le vette dell’Appennino Lombardo – Ligure, a 40 km da Milano.
L’acqua e la farina, unite a un pizzico di sale, sono gli ingredienti delle Schita, parola che significa schiacciata e corrisponde a una focaccetta non lievitata preparata in Oltrepò da secoli. Dorata nello strutto o nell’olio caldo e servita sottile con salumi e formaggi oppure in versione dolce, con zucchero, la Schita da qualche mese è diventata Social.
Dalla metà di aprile esiste infatti il gruppo “La Schita dell’Oltrepò Pavese” che attira ogni giorno decine di nuovi iscritti e dove abbondano le foto di Schite preparate in case ed eventi in Oltrepò, ma anche fuori provincia e regione e persino a Londra e Berlino. Il gruppo è stato creato da Cinzia Montagna, giornalista enogastronomica che segue da anni progetti di valorizzazione in vari territori italiani, in particolare in Oltrepò Pavese, essendo originaria di Santa Giuletta, in Monferrato, dove ha casa a Buttigliera d’Asti, a Mantova e nel Mantovano.
“L’intenzione non era però quella di realizzare un progetto sulla Schita, non c’era niente di pianificato: ho soltanto preparato una Schita per mia figlia, l’ho fotografata e l’ho inserita nel mio profilo Facebook. In poche ore, in tanti hanno iniziato a prepararla, quindi mi è sembrato opportuno creare un gruppo dedicato”, spiega Cinzia, che non si è limitata a creare il gruppo, ma che lo anima con varie proposte di condivisione social.
Come la Giornata Mondiale della Schita dell’Oltrepò Pavese (virtuale) dello scorso 28 giugno, nella fase post Covid che prevedeva strette misure di distanziamento. E sono state 450 le foto di Schita arrivate in un sol giorno. Da luglio, però, hanno preso il via anche eventi reali, quali la serata della Schita organizzata dall’agriturismo Duronetta di Campoferro – Voghera, con 70 partecipanti, e il connubio fra la Schita dell’Oltrepò Pavese e il Chisulin dell’Oltrepò Mantovano organizzato a Quistello (MN) dalla Cantina Sociale con 110 presenti.
Voce non sempre costante nei menu dei ristoranti dell’Oltrepò Pavese, la Schita inizia a esserlo, anche data una domanda in crescita. “In realtà la Schita fa da sempre parte di tradizioni domestiche, ma anche di feste popolari – precisa Cinzia – anche se non sempre come protagonista assoluta”. Racconto di tradizioni e condivisioni, cibo “povero” nel senso di semplice, alimento duttile agli abbinamenti, vini compresi, amica di vegetariani e vegani, la Schita è sbocciata dalla scorsa primavera dimostrando di essere un formidabile passe-partout per conoscere l’Oltrepò Pavese attraverso le iniziative a lei dedicate e le carte dei ristoranti.
Da Zavattarello a Zenevredo, da Voghera a Rea, l’umile Schita attira e racconta passato e presente, affondando le sue origini sin nell’antichità e percorrendo tutta la storia del territorio. Che è storia di farine da grano, ma anche da grani antichi e cereali minori, di allevamento del maiale da cui si ottengono salumi e strutto, ma anche di verdure. I contadini la mangiavano spesso, infatti, senza accompagnamenti o con verdure dell’orto e dei campi.
La Schita dell’Oltrepò Pavese, terra di castelli, di buon vino e di ambienti incontaminati, val ben un viaggio!
Lucrezia C. Nalin