Guarda qui la puntata del 3 gennaio
Comacchio e Voghiera: l’antico Delta del Po
Slow Tour archeologico sul fiume Po fino al Delta
A Comacchio si celebra il trionfo ingegneristico del controllo delle acque. Cumaculum voleva dire “piccola onda”. Regolare le acque del fiume Po faceva parte del sapere delle popolazioni che vivevano sul Delta. Ma perché fare tutto questo lavoro e tutta questa fatica? Per utilizzare al meglio le acque del Po, che al tempo attraversava appunto la Pianura Padana come un’autostrada di acqua, che era utilizzata per scambi e commerci. Attraverso il Po e i suoi affluenti si andava verso le Alpi, verso il centro e nord Europa, realizzando un incontro di culture che ancora oggi si cerca di raggiungere: la cosiddetta globalizzazione e l’Europa unita… E tutto questo era già successo, con maggiore efficienza, nell’antichità.
Ma l’acqua dà e toglie: a pensarci bene Comacchio poteva essere Venezia, invece no, non è riuscita a raggiungere il suo splendore per un motivo legato all’acqua e alla potenza del fiume, cioè il continuo insabbiamento causato dai detriti portati dal fiume stesso. Comacchio – come Spina – nasce proprio perché c’è il Po, intorno alla fine del VI secolo a.C., ma come Spina decade perché ha la sfortuna, che un tempo era la sua fortuna, di stare sul delta di un grande fiume che porta progressivamente all’insabbiamento. Tutto prosperò, sia per Spina che per Comacchio fino a quando la costa si è allontanata e ha decretato il crollo dei commerci.
Anche a Comacchio c’è un Museo, che dimostra come in epoca romana questi commerci erano ancora floridi: è il Museo della Nave Romana di epoca augustea, la famosa nave romana insabbiata. Era una “barca cucita”: il fasciame era tenuto unito da legacci, una tecnica antica e molto efficace, realizzata con grande abilità. La barca trasportava lingotti di piombo, come mai? Forse erano destinati a un acquedotto o a delle tubature (l’attività principale era appunto bonificare), ma sulla nave naufragata c’era anche tutto quello che serviva all’equipaggio: le anfore per il vino e per l’olio, il vasellame per cucinare e addirittura tempietti votivi. Forse il capitano aveva pregato fino a un momento prima gli Dei Penati davanti a questi tempietti, ma evidentemente non era servito a salvare la nave. Da notare che questi tempietti erano dedicati ad Afrodite/Venere, che è accompagnata da un Priapo che mostra il membro, in quanto dio degli orti e della fertilità. Non è fantastico? Pregavano davanti a tutto questo… I Romani erano molto meno pruriginosi di noi
Voghiera e la Delizia di Belriguardo
Saluto Comacchio e mi avvio in bicicletta lungo la vecchia strada che portava al mare Adriatico, dove un tempo c’era il delta del Po, e in piena campagna trovo i resti di una necropoli romana: la zona archeologica di Voghenza, nel territorio del comune di Voghiera, un’area molto antica del delta del Po, un vecchissimo insediamento, dove appunto c’era il delta, che oggi non c’è più. Il fiume ha cambiato radicalmente il suo corso e anche Voghiera si è interrata perdendo la sua importanza.
Quel che è stato trovato a Voghenza si può vedere in un altro museo, che è all’interno della Delizia di Belriguardo. Le Delizie erano residenze estive dove gli Estensi, in certe stagioni, trasferivano la corte di Ferrara per godere le bellezze della campagna. Lo sfarzo della Delizia di Belriguardo si può intuire dal plastico che la ricostruisce. Non a caso il Duca d’Este decide di venire qui in villeggiatura: era comoda da raggiungere in barca, e la Delizia Estense poteva ospitare circa un migliaio di persone fra la corte, gli ospiti, la servitù e più di 800 cavalli. C’era una peschiera dove si potevano anche rappresentare le battaglie navali, altro che Versailles! C’era un salone di rappresentanza degli Este che si mostra in tutto il suo splendore: un grande salone dove si svolgeva la vita di corte. Gli Este potevano ospitare qui tutti i grandi artisti che hanno reso popolare e famosa la Ferrara del Rinascimento: Ariosto, Tasso, Lucrezia Borgia, cioè i vari divi dell’epoca (che sono divi ancora oggi!).
Ma prima degli Estensi, anche Etruschi e Romani avevano intuito le potenzialità di questo territorio: i Romani in particolare hanno lasciato una traccia consistente in queste zone, materiali provenienti dall’abitato nella zona di Voghenza a cui corrisponde la necropoli, che raccontano la storia di una serie di gruppi famigliari che erano qui proprio per controllare queste fertili terre. Tra tutte le epigrafi romane ce n’è una che mi ha colpito, la dedica di Valeria al marito Lucio Fabricio, una tenera dichiarazione d’amore ormai rara: 40 anni di vita insieme senza mai litigare! Una storia di amore felice, veramente strano, quasi incredibile!
Un lieto fine per questo mio giro turistico sul Delta del Po…
Syusy Blady
Immagine di copertina di Flicker user Luca Sartoni
Visita il sito web di Voghiera