Nata come fattoria in campagna, è la più iconica villa palladiana del Veneto
Ville Venete: Dominio di Bagnoli
Agricoltura, turismo, vino e buona cucina
Il problema del trasporto del vino pare abbia davvero rappresentato un chiodo fisso degli antichi. E a Bagnoli di Sopra, un paesino tra Chioggia e Abano Terme, pare che fin dai tempi dei Romani e poi dei Longobardi, dei Benedettini e successivamente dei Veneziani avessero trovato un vitigno, il friularo, che per la sua acidità, produceva un vino che poteva essere trasportato facilmente, un vero “vino da viaggio”.
Ed ecco allora che questo nostro viaggio, guarda caso, diventa sempre di più un viaggio-del-vino, un viaggio sulle tracce del vino, che a sua volta ha voluto dire grandi aziende agricole e quindi bellissime Ville-azienda. Come, appunto, Dominio Bagnoli, che innanzitutto è una azienda agricola di proporzioni enormi e tutt’ora all’avanguardia, che produce di tutto: oltre al vino riso, olio, farine, allevamenti di bovini e anche un impianto di biogas. Azienda tanto grande che – come le fazende sudamericane – la visiti dall’alto, con un piccolo aereo da turismo (infatti c’è anche una pista d’atterraggio, e per noi è stato emozionante anche il volo in sé, su un aereo d’epoca).
E al centro della azienda c’è la Villa, Villa Vidmann-Borletti (acquisita nel 1917), progettata dall’architetto Baldassarre Longhena nel ‘600. Dal punto di vista della pianta architettonica è il prototipo della Villa Veneta: si comincia con il palazzo che si affaccia sul giardino all’italiana con le sue statue bellissime che rappresentano i personaggi della Commedia (giardino in cui pare abbia provato Goldoni alcune sue opere). Alla fine del giardino c’è poi un grande cancello che collega con il Brolo, cioè un vasto terreno recintato, che rappresentava a sua volta l’anello di congiunzione fra la Villa e il contado e dove veniva (e viene ancora) coltivata la vigna. E quindi, dopo il brolo, inizia la campagna vera e propria.
Dominio Bagnoli è emblematico anche perché qui, forse più che in qualunque altro posto che abbiamo visto, i Borletti (Giovanni e sua moglie, che ci hanno accolto) hanno capito che ormai per sopravvivere economicamente l’agricoltura deve collegarsi al turismo passando per il cibo: hanno valorizzato gli aspetti storici con una Cantina-Museo, hanno restaurato gli enormi granai dove si fanno manifestazioni eno-gastronomiche e una dependance è stata ristrutturata e trasformata in camere e appartamenti. Per cui diventa realtà la prosa post-goldoniana che celebra questo luogo di accoglienza:
Bagnoli xe un logheto cussì belo,/Cussì ben fato, e pien de simetria,/ Che poeta no gh’è, no gh’è penelo/ Che ve possa mostrar cossa lu sia./Nol par minga una vila, ma un castelo/ Una contea, o qualche signoria./ Chi no crede sta roba vegna quà,/ Che, come ogn’altro, el resterà incantà.
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