"Lo Spiedo Scoppiettando" e altri appuntamenti
Gussago fra storia, arte e tradizioni
Un Viaggio nel tempo tra luoghi storici e eccellenze enogastronomiche
di Cinzia Montagna
A meno di dieci chilometri da Brescia, Gussago è una vera e propria porta d’accesso alla Franciacorta. In autunno la cittadina si anima di eventi gastronomici e culturali, ma è un posto che vale la pena visitare tutto l’anno! Ecco le tappe di un itinerario storico artistico consigliato…
Pieve di Santa Maria
La Pieve di Santa Maria, detta anche “Pieve vecchia”, risalente al ‘400 su preesistenti chiesa romanica e prima ancora longobarda. Il portale, in pietra di Botticino, riporta tre stemmi scolpiti, fra i quali compare per la prima volta lo stemma adottato dal Comune. Al suo interno, notevoli gli affreschi del XV secolo e l’altare votivo intitolato a San Nicola e realizzato nel 1631, anno successivo all’epidemia di peste che vide dimezzati gli allora 1300 abitanti di Gussago. L’interno conserva anche lo straordinario “Pulpito di Maviorano” di età longobarda. Il pulpito reca inciso, fra vari simboli, il nome proprio forse di chi realizzò o commissiono l’opera o, forse, di un cavaliere del quale si sono perdute altre tracce. Ed è proprio un cavaliere a comparire sul lato destro della lastra frontale del pulpito, quasi una contaminazione concettuale fra reale e allegoria.
Animal’s Countdown
“Animal’s Countdown” è, invece, l’installazione dell’artista bresciano Stefano Bombardieri che si trova nel Parco Muccioli di Gussago ed è stata inaugurata nel 2021. La compongono un elefante, un rinoceronte e un ippopotamo riprodotti a grandezza naturale. Sul loro dorso, un contatore a energia solare indica quanti di questi esemplari, che rientrano fra le specie in via d’estinzione, sono ancora in vita. Al centro del parco, molto ampio e dotato di aree gioco, è coltivata, su una collinetta, una vigna – monumento alla produzione franciacortina più nota.
La Santissima
La Santissima è complesso monumentale più noto e visibile, anche da molto lontano, di Gussago (Info e aggiornamenti su iniziative e progresso del restauro nel sito del Comune e nella pagina Facebook Santissima nel cuore). Chiesa e convento intitolati alla Santissima Trinità svettano sul Monte Barbisone, una presenza che da secoli, sicuramente dal ‘300, ma probabilmente sin dall’epoca carolingia, caratterizza il profilo della Franciacorta che sta a Gussago e dintorni. Esistono sentieri per arrivare sin quassù (il Periplo della Santissima) e ammirarla, per ora, dall’esterno, essendo oggetto di interventi di restauro.
Il primo documento che ne attesta l’esistenza è un’indulgenza papale emanata da Papa Pio II nel 1460 nella “dieta” di Mantova. Nel documento, si fa riferimento alla chiesa come “quasi reparata” e di uso civico, una chiesa rurale molto frequentata. Nel 1479 fu assegnata ai Domenicani, che piantarono intorno viti, ulivi, legumi ed erba da fieno e che qui si rifugiarono, spostandosi da Leno e Brescia, nei periodi di pestilenza. Con l’epoca napoleonica, soppressi gli Ordini, fu messa in vendita e acquistata nel 1823 dal miniaturista Giovanni Battista Gigola, che aggiunse al complesso merli ghibellini, torrette e finestre in stile neogotico. La chiesa, sconsacrata, divenne magazzino agricolo. La vedova del Gigola sposò in seconde nozze il pittore bresciano Angelo Inganni. E l’Inganni visse qui anche con la seconda moglie. Di proprietà della Pia Istituzione Richiedei, fu adattata ad accogliere famiglie di contadini (alcuni locali divennero persino pollai) e in alcuni periodi di persone sfollate. Fu abbandonata alla fine degli anni ’60. La grande nevicata del 1985 fece crollare gran parte del tetto, che fu sistemato nel 1988. Ma il vero recupero è iniziato nei primi anni ’90 e lo è ancora. Gli splendidi affreschi dell’abside sono del ‘400 e si sono “salvati” perché l’abside fu chiusa da un muro, quando la chiesa divenne un magazzino agricolo e poi usata per abitazioni.
Palazzo Caprioli
Testimone di una lunga e articolata storia è anche Palazzo Caprioli, di proprietà privata, ma periodicamente accessibile al pubblico per eventi. Il Palazzo è anche sede di un centro di ricerca interdisciplinare aperto all’arte (è anche casa d’artista, dove gli artisti possono essere ospitati per creare le loro opere), alla meditazione e alla filosofia, tra Occidente e Oriente. A dare questa identità culturale a Palazzo Caprioli è Margherita Baratti, discendente della famiglia Caprioli. Il sito di Palazzo Caprioli racconta passato e presente, eventi ed attività che sono momenti e situazioni culturali di concezione non comune. Nel grande Salone da Ballo del Palazzo si trovano i ritratti degli Imperatori Carlo V e Mattia, per i quali combatterono antenati Caprioli. In particolare, si distinse Tommaso Caprioli, che ebbe notevoli incarichi in Transilvania. L’affresco allegorico del soffitto racconta la fortuna benevola concessa alla famiglia.
Vini e grappe al femminile
Elisabetta, Maria e Erika
Si chiama “Le Cantorie” e il suo nome evoca il canto delle cicale nei giorni di maturazione dell’uva e di vendemmia questa spettacolare cantina gestita da Elisabetta Bontempi con la madre, Maria, e la sorella Erika. Spettacolare in senso letterale per architettura di edifici e paesaggio: 12 ettari di vigneti a gradoni, tutti esposti a Sud, fra Gussago e Cellatica, un anfiteatro naturale di terre calcaree argillose e rocciose, a quota elevata. Il complesso degli edifici non è da meno, fra terrazze, loggia panoramica, torre maestra e salone interno per meeting ed eventi. E poi c’è la cantina vera e propria, dedicata ai Franciacorta, ma anche ai vini rossi del territorio, fra cui il Cellatica.
Un’azienda al femminile che, però, ha un capostipite, il nonno paterno Luigi, mezzadro, e uno speciale architetto progettista, Emiliano, padre di Elisabetta e Erika e marito di Maria. È lui che, diventato industriale, decise d’investire su quell’anfiteatro incolto e che ricordava florido di viti. Decisione approvata da tutta la famiglia e passaggio gestionale alla linea femminile. Oggi il luogo ospita meeting di lavoro e matrimoni (ma non è ristorante; la ristorazione è seguita dal catering di “Boccon d’Oro”) ed è sempre aperto per degustazioni, su prenotazione. Settantacinquemila le bottiglie prodotte totalmente ogni anno.
Maddalena
Maddalena Peroni delle “Distillerie Peroni Maddalena”, fondate a Gussago nel 1969, è una storia vivente di coraggio e impegno e le centinaia di riconoscimenti alle pareti lo testimoniano. Sono premi anche nazionali e mondiali, perché il nome di Maddalena Peroni, classe 1938, è noto ovunque, come i suoi distillati. La storia della distilleria di Maddalena è quella di una famiglia, giunta oggi alla terza generazione di attività. Nel 1961, Giuseppe Andreoli, che divenne poi marito di Maddalena, ritirò una vecchia distilleria e iniziò a potenziarla, con l’obiettivo di realizzare una propria grappa. Maddalena andò lì a lavorare e i due si sposarono.
Nel 1969 Giuseppe e Maddalena acquistarono una parte del terreno oggi sede dell’Azienda e Giuseppe volle che l’attività portasse il nome della moglie. I loro tre figli, Paola, Carlo e Sandro, sono tutti operativi in Azienda, che nel frattempo si è ampliata. Ma li sono già anche i figli di Paola, Giorgio e Matteo, e la figlia di Carlo, Gloria, mentre i figli di Sandro sono ancora molto giovani, ma non è da escludere che intraprenderanno la via tracciata dai nonni. Duecentomila bottiglie all’anno la produzione totale, distillazione “a cotte” con metodo discontinuo a vapore, selezione accurata di vinacce dai vigneti della Franciacorta, Lago di Garda e Valpolicella e non solo, professionalità del “mastro distillatore”: questa l’identità portante dell’antica distilleria.