Sabato 4 dicembre Patrizio e Chef Hiro tra Padova, Marca Trevigiana e Garda lombardo
Scoprendo L’Aquila: passato, presente e futuro
Un percorso fra centro storico, bellezze naturali e gastronomia abruzzese
Silvia Salomoni
Tra le varie cose che forse non sapete de L’Aquila c’è il fatto che il suo centro storico è il sesto più esteso d’Italia, dopo Roma, Napoli, Venezia, Firenze e Genova. Oltre alle dimensioni – 1,5 km quadrati – vanta anche un ricchissimo patrimonio artistico e architettonico con 5 km e mezzo di mura medievali ancora in piedi degli 11 km originari. Rifondata nel 1254, la città ha una lunga storia segnata da importanti eventi sismici, l’ultimo dei quali nell’aprile del 2009 direi che ce lo ricordiamo tutti. Per questo è stata ricostruita più volte, quasi radicalmente dopo il devastante terremoto del 1703. Storicamente è stata uno dei centri più importanti del Regno di Napoli, ma a un certo punto il dominio francese angioino passò agli spagnoli Aragonesi e non in modo indolore. In ogni caso, L’Aquila non ha mai fatto parte dello Stato della Chiesa, rimanendo sempre vicina, ma ben distinta da Roma. Oggi l’appuntamento è con il 2026 quando sarà capitale italiana della cultura e ci si aspetta di aver raggiunto tutti gli obiettivi della ricostruzione. Tra questi il ripristino del Museo Nazionale d’Abruzzo – detto MuNDA – nella sua sede originaria al Forte Spagnolo, abbandonando gli spazi dell’ex Macello che hanno temporaneamente ospitato le opere più significative della collezione e che a breve potranno… ricongiungersi con il Mammut! Cioè?
MuNDA e Forte Spagnolo
In attesa di riaprire al pubblico con l’intera collezione del Museo, il Forte Spagnolo – che non è un castello ma appunto un forte, un presidio militare che ha mantenuto la sua funzione fino all’occupazione nazista – custodisce un eccezionale reperto preistorico: lo scheletro completo di un Mammut! Nel bastione Est, l’unico parzialmente aperto al pubblico al momento. Questo fossile alto 4 metri e lungo 7, è davvero unico in Europa, risale a un milione e trecentomila anni fa e comprende 149 ossa ritrovate in connessione anatomica. Appartiene alla specie Meridionalis (che era senza peli, diversa dalla nostra idea di mammut lanoso), estinta da oltre 800 mila anni, al momento della morte aveva 55 anni e pesava come 140 uomini. Scoperto 70 anni fa nella località di Madonna della Strada a Scoppito, durante i lavori in una cava di argilla a soli un metro di profondità, lo scheletro è stato preservato così bene proprio grazie all’ambiente povero di ossigeno creato dalle argille. Esposto al pubblico dal 1960, il nostro mammut ci offre uno sguardo nel passato remoto d’Italia, quando l’Abruzzo aveva un clima simile a quello africano, ideale per la vita dei grandi mammiferi.
Il museo comprende una vasta collezione di reperti archeologici, dipinti e sculture dal Medioevo all’età contemporanea, tutti legati a queste terre. Nella sezione archeologica, sono particolarmente importanti i reperti provenienti dalle necropoli di Fossa e Bazzano (VIII e VI secolo a.C.) e il Calendario Amiternum, che risale all’epoca romana imperiale (I sec. d.C.) ed è prezioso perché fornisce informazioni dettagliate sulle pratiche religiose e civiche dell’antica Roma. Proseguendo nel percorso espositivo, ci sono diverse opere di Leonardo di Sabino, significative perché rappresentano il momento di transizione dall’epoca gotica tardo medievale a un nuovo umanesimo, che si esprimerà poi pienamente con Saturnino Gatti a metà del ‘400. Un’epoca in cui il lavoro dell’artista era collaborativo e strettamente legato a quello artigiano, come dimostra la tecnica della camottatura, in cui le statue venivano rivestite di tela per facilitarne la pittura. La collezione prosegue fino all’età moderna e il museo non si ferma: anzi, persegue un’opera di acquisizione di opere da privati e istituzioni, con l’obiettivo di offrire una visione sempre più completa dell’arte abruzzese.
La Fontana delle 99 Cannelle
Già che siete al MuNDA, uscite ad ammirare la Fontana delle 99 Cannelle, il monumento più antico e il simbolo della città. Costruita nel 1272, la fontana è composta da 99 mascheroni dai quali sgorga l’acqua, rappresentando i 99 castelli che contribuirono alla fondazione della città. Secondo la leggenda, 99 signori si riunirono per fondare L’Aquila, una città pensata come una seconda Gerusalemme, con una pianta capovolta rispetto a Roma. La fontana è adagiata contro le mura urbiche e ogni mascherone è intervallato da piastrelle rosse, eccetto cinque che rappresentano le piaghe di Cristo, e un sole, simbolo della Pentecoste. In uno degli angoli, un’unica fontanella a forma di pesce, simbolo di Cristo, è strategicamente posizionata per offrire una visione prospettica dell’intera struttura. Si tratta di un’opera di ingegneria idraulica straordinaria: tutte le cannelle rilasciano esattamente la stessa quantità d’acqua, un dettaglio il cui funzionamento rimane ancora oggi un mistero. Oltre al significato simbolico e storico, la fontana ha avuto anche un utilizzo pratico, servendo le lavandaie della città. Si dice poi che sia allineata con Giza e Stonehenge, alimentando le teorie che la considerano un tempio templare e un luogo ricco di numerologia ed esoterismo.
Un giro nel centro storico
Dopo di che, è il momento di fare un giro nel centro storico, ricordando che, nonostante la latitudine, siamo a 700 metri sul livello del mare, quindi quando si fa sera una giacchetta non guasta mai. Come si diceva, il centro de L’Aquila è molto ricco, una semplice passeggiata è un viaggio attraverso secoli di storia, arte e spiritualità. Iniziate visitando la Basilica di San Bernardino (XV secolo), uno degli esempi più importanti dell’architettura rinascimentale abruzzese che custodisce le reliquie di San Bernardino da Siena. Il suo interno è stato ricostruito nel ‘700 in stile Barocco ed è una delle espressioni più magnificenti di quel periodo, soprattutto il soffitto di legno e oro, un vero e proprio cielo dorato. Fermatevi un po’ anche davanti alla splendida pala d’altare di Andrea della Robbia, in terracotta invetriata.
E poi, ovviamente, andate in Piazza del Duomo. A suo tempo il punto d’incontro tra i villaggi circostanti, porto franco e sede del mercato. Qui c’è la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, conosciuta anche come la Chiesa delle Anime Sante, finanziata dai parenti delle vittime del terremoto del 1703 perché “Ai morti non giovano le lacrime, ma le preghiere e la beneficenza”. La sua cupola, progettata da Valadier, è tristemente nota per il crollo in diretta televisiva dopo il terremoto del 2009.
Già che siete in centro potreste fermarvi a mangiare da Zio Tobia e ordinare qualche piatto a base di zafferano, un prodotto d’eccellenza locale e presidio Slow Food. Accompagnate il pasto con un calice della cantina Castel Simoni, particolare perché si trova alle porte della città, ma coi vitigni a 800 metri di altitudine! Si può dire che produce un vino di montagna, frutto di un clima rigido e di una significativa escursione termica. Anche partecipare a una Cena con la storia è un’esperienza gastronomica unica: si tratta della versione ridotta di ‘sole’ 20 portate della Panarda, sontuoso banchetto medievale che ne prevede oltre 40, presso il ristorante Lo Scalco dell’Aquila. Questo ristorante, erede della storica trattoria Delfina, celebra la tradizione gastronomica abruzzese in un bel palazzo trecentesco, proponendo dei menu che omaggiano le radici culinarie della regione. Fatevi raccontare anche la tradizione di Sant’Agnese, una pratica conviviale che dal settecento celebra la maldicenza in modo satirico e scherzoso. In pratica ogni 21 gennaio – giorno di Sant’Agnese – le confraternite organizzano cene e incontri annuali con competizioni di satira e declamazioni in dialetto, mantenendo viva la critica sociale e la libertà di parola.
La Basilica di Collemaggio
Una breve passeggiata vi porterà alla splendida Basilica di Collemaggio, un capolavoro di architettura romanico-gotica. Fondata nel 1288 per volontà di Pietro da Morrone che scelse di venire incoronato qui come Papa Celestino V nel 1294. Celestino V è stato una figura complessa del Medioevo: eremita e fondatore dell’ordine dei Celestini, divenne Papa quasi per caso e si dimise dopo soli quattro mesi, rifiutando di benedire le crociate. Questa scelta, controversa e coraggiosa, gli valse una citazione tra gli ignavi dell’Inferno di Dante e diversi secoli di ignominia, da cui è stato riabilitato solo di recente da Papa Benedetto XVI, che a sua volta ha ripetuto molto tempo dopo la grande rinuncia.
La Basilica, il cui nome deriva da “Colle Madio” (cioè maggiore), ha una Porta Santa laterale che diventa l’ingresso principale durante la solenne celebrazione della Perdonanza Celestiniana. Questo rito, istituito da Celestino V con la Bolla del Perdono nel 1294 e di fatto il primo Giubileo della storia, concede l’indulgenza plenaria a chi, pentito e confessato, attraversa la Porta Santa tra il 28 e il 29 agosto. La Perdonanza Celestiniana, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, si celebra da oltre 700 anni con un corteo storico e vari eventi in tutta la città.
L’interno della basilica è semplice e austero, in perfetto stile romanico. Dal 1327 custodisce le spoglie di Celestino V, rendendola un luogo di spiritualità e riflessione. Ogni elemento architettonico richiede tempo e attenzione per essere apprezzato, con diversi dettagli che evocano persino l’esoterismo, come un agnello capovolto sull’architrave e la pianta concepita per creare giochi di luce durante solstizi ed equinozi. Per una visita consapevole, è utile prepararsi leggendo le opere di Angelo De Nicola, che ha dedicato anni di ricerche a queste tematiche.
Le Grotte di Stiffe
Un’escursione naturalistica imperdibile quando vi trovate a L’Aquila è quella alle Grotte di Stiffe, nel Parco Velino Sirente, a circa mezz’ora di auto dalla città. L’unicità di queste grotte sta nel fatto che non sono fossili, come Frasassi o Castellana, ma si tratta di una risorgenza attiva: c’è un fiume che scorre sotto terra per 6 km prima di riaffiorare all’esterno. Queste grotte non sono state scoperte dall’uomo, ma esplorate seguendo il corso del fiume che ha scavato un ingresso naturale. La continua erosione dell’acqua è responsabile anche della variabilità dei colori: bianco, nero e rosso. Relativamente giovani dal punto di vista geologico, le Grotte di Stiffe hanno raggiunto una loro stabilità, ma continuano a evolversi e a cambiare. Se negli ambienti fossili ogni goccia d’acqua che trapela crea potenziali stalattiti o stalagmiti, qui, dove l’acqua continua a scorrere, tutto è più dinamico, senza dimenticare che servono almeno 100 anni per formare un singolo centimetro cubo di roccia!
Nell’acqua vive anche una microfauna, studiata attentamente dai ricercatori dell’Università dell’Aquila, e vi sono colonie di pipistrelli che trovano nelle grotte un naturale rifugio, tanto da diventarne la mascotte. La temperatura all’interno è costante a 9 gradi tutto l’anno, con umidità al 100%. Durante la visita guidata, disponibile in diverse lingue, si attraversano sale spettacolari, tra cui la Sala del Silenzio e la Sala della Prima Cascata, con una cascata alta 20 metri. Il percorso turistico si estende per 700 metri e raggiunge la zona più profonda della grotta, ma speleologi e sommozzatori hanno esplorato altri 4-6 km, rivelando ulteriori cinque cascate. È un bell’esempio di equilibrio e stretta collaborazione fra turismo, speleologia e ricerca.
Sono stati organizzati anche eventi ambientati con discrezione all’interno delle grotte, come “Calici in Grotta”, una degustazione di vini in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino, che ha avuto grande successo. Per organizzare al meglio la vostra visita, ricordate di indossare abbigliamento adeguato, scarpe adatte per non scivolare e vari strati per coprirvi anche in piena estate. Già che siete qui, potreste visitare anche San Demetrio, il piccolo comune che ospita le Grotte e che ha dato i natali al Senatore Cappelli, noto per l’omonimo grano. Oppure fermarvi a pranzo o a cena nella Country House Rovo Carni a Stiffe, che offre delle memorabili grigliate-pic-nic autogestite: c’è una macelleria vende carne di alta qualità locale e ci sono delle casette esagonali, simili a quelle scandinave, dove invece della sauna troverete una griglia, perfetta per grigliare in compagnia!
#AbruzzoFoodExperience è un evento organizzato da Abruzzo Travelling con la collaborazione della Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia e la Regione Abruzzo
Le foto più belle di questo articolo sono di Roy Voogd, grazie!